Milano,
stremata dalla lunga guerra con Venezia, guerra aggravata dalle
abili e interessate manovre di Francesco Sforza, incaricato dallAurea
Repubblica Ambrosiana di difendere la città, decise di
darsi al condottiero. Lo Sforza entrato in città il 25
marzo 1450, appoggiato dai consensi della vicina Firenze, per
prima cosa si preoccupò di attribuire legittimità
al suo potere facendosi proclamare duca dal popolo, con il diritto
di trasmettere la carica ai propri figli. Soltanto in seguito,
con Ludovico il Moro, gli Sforza riuscirono ad ottenere anche
il riconoscimento imperiale. Francesco dovette affrontare subito
gravi problemi di politica estera e interna che culminarono nella
pace di Lodi. Milano divenne così parte determinante di
quel gioco di equilibri - avendo ciascuno stato italiano riconosciuta
linvincibilità dellaltro - che le assicurò
un cinquantennio di relativa pace. Aliinterno la città
visse un periodo di grande attività, di potenza e di ricchezza,
riuscendo Francesco a fare del suo stato un vasto dominio organico,
nel senso moderno della parola, basato sulla pace e sulla saggia
amministrazione. Il suo successore, il figlio Galeazzo Maria,
nel 1466 si trovò cosi a capo dello stato più esteso
dltalia, saldamente costituito e politicamente tranquillo.
Egli fu considerato in quel momento il vero e unico artefice della
pace in Italia. Morto nel 1476, vittima di una congiura provocata
da interessi privati e da ideali di libertà repubblicana,
gli successe il figlio Gian Galeazzo Maria, tutore lo zio Ludovico
il Moro, che in breve ne usurpò il potere (1494). Con questultimo
duca il concerto delle forze italiane, estremamente fragile, si
spezzò a causa dellantagonismo con gli Aragonesi.
Milano si staccò cosi dai sistema italiano, appoggiandosi
alla Francia - sempre interessata allespansione verso lltalia
-portando inconsciamente la penisola verso due secoli di dominazione
straniera. A Ludovico il Moro spetta soltanto il merito, se pur
tardivo, di aver compreso il proprio errore e di aver contribuito
allallontanamento dei francesi oltralpe, cercando di riconquistare
il ducato. Milano sforzesca sviluppò e rinforzò
i suoi commerci e le sue industrie inserendosi con autorevolezza
nella rete di scambi europei, arricchi lagricoltura e, in
un dominio cosi prospero, aumentò la sua popolazione, diventando
uno dei centri più popolati dEuropa. La corte fu
splendida di un lusso rinascimentale, come si conveniva ad uno
stato ricco e potente. Vi vissero e vi lavorarono, secondo il
costume dellepoca, letterati, scienziati, artisti: Leonardo
da Vinci ne simboleggia il vertice della vita culturale. È
noto che tra il 1492 e il 1559 gli stati europei svolsero una
politica orientata verso un unico scopo, la preponderanza in Italia,
spinti a ciò dai possibili vantaggi economici, oltre che
da mire politiche di supremazia. Cosi Luigi Xll di Francia, desiderando
fare del suo regno il primo stato europeo a scapito di Spagna,
Casa dAbsburgo ed Inghilterra, forte dei diritti di successione
che gli venivano da Valentina Visconti, entrò vittorioso
in Milano nel 1499, facendosi subito benvolere dai suoi sudditi,
con lalleggerimento delle imposte. Da questo momento la
città subi un ininterrotto susseguirsi di lotte tra Francia
e le leghe degli stati italiani - Venezia, Firenze, Papato e Napoli
- che non desideravano il rafforzarsi della potenza francese in
Italia, e poi tra Francia e Spagna di Carlo V, mentre nel ducato
si succedevano Massimiliano e Francesco II Sforza. Milano fu cosi
violentemente inserita nella storia dEuropa, assaporando
la prima, dura esperienza di servitù politica. Nel 1535
il ducato di Milano, di investitura imperiale, spentasi la dinastia
degli Sforza, ritornò infatti allimperatore. Fu il
popolo milanese stesso, però, ad offrire il potere a Carlo
V, che lo accettò di buon grado, data la importante posizione
strategica di Milano.
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